L’esperienza con i ragazzi di intercultura è stata sicuramente positiva. Gli anni trascorsi – circa 40 – ad insegnare inglese alle superiori sono stati importanti per riuscire stabilire un rapporto adeguato con i ragazzi, ma l’incontro con studenti per i quali l’inglese rappresentava solamente il veicolo per raggiungere la conoscenza della lingua italiana, ha aggiunto un ulteriore tassello a quella che poteva essere la mia conoscenza delle difficoltà linguistiche e dell’importanza della comunicazione. Non si tratta infatti solamente di avvicinarsi ad altre lingue per poter comunicare in modo adeguato, ma di un approccio con altre culture per cui le parole assumono, anche se si usa una lingua comune, dei valori totalmente diversi. Banalmente, quello che potrebbe essere considerato umorismo o una battuta di spirito da un occidentale, non lo è per un orientale abituato ad una altro modo di porsi e relazionarsi. Questo aspetto diventa interessante non solo per l’insegnante o la persona che li segue, ma per gli altri ragazzi che apprendono in questo modo quanto le diversità linguistiche rivelino mentalità e origini culturali completamente diverse. Questo aspetto è anche stimolante in un mondo nel quale la globalizzazione ha talvolta appiattito quella che poteva essere l’espressione di una identità culturale. Per non parlare poi dell’aspetto di scambio educativo vero e proprio. Alla domanda semplice su “come andate vestiti a scuola?”, le risposte variano moltissimo, rivelando preziose informazioni e vivacizzando la curiosità dei ragazzi che confrontano le loro esperienze per trarne delle indicazioni, criticare o meno quelli che sono i loro usi a confronto di altri.

L’accettazione del diverso sia di tipo fisico sia di tipo mentale è un difficoltà che le giovani generazioni affrontano facilmente, ma che rimane un problema: la cosiddetta inclusione di cui si parla non è assolutamente un fatto acquisito, ma ancora una conquista che prevede anni di lavoro intellettuale per dirsi definitivamente superata. Permangono perplessità e preconcetti, stereotipi e pregiudizi dovuti al passato vissuto, a comunicazioni errate, a modi di pensare vecchi, ma non del tutto superati.

Ecco l’importanza, a mio parere, del raffronto che queste esperienze assumono: l’arricchimento personale attraverso il confronto, la comprensione di quanto questo confronto sia produttivo.

Carla