Capitolo 1: Partire
Mi ricordo ancora oggi il giorno che sono andato via dal Belgio. Dovevo partire prestissimo la mattina da casa mia dove comunque vivevo da solo per due mesi. Mi sono seduto sul davanzale della finestra per l’ultima volta tre mesi prima e ho pensato a tutte le cose che sarebbero cambiate nella mia vita. Mio padre è venuto prendermi per andare all aeroporto. Nell’ombra della notte e del silenzio ho lasciato il paese e le persone che conoscevo. Non ero triste, ma neanche felice. Aspettavo solo il futuro.

Capitolo 2: Arrivare
Nell’aereo ho incontrato Ines che era una studentessa belga che andava in Italia per tre mesi. Era veramente simpatica ma mi ha fatto un po’ paura perché parlava già italiano in modo scorrevole, al contrario di me che non conoscevo nessuna parola ! Siamo arrivati a Roma dove abbiamo visto il nostro primo campo. Non c’erano tante persone e più meno tutti venivano dall’Europa. Già mi ero fatto alcuni amici però quei due giorni erano stati troppo corti per conoscersi abbastanza. Di nuovo, sono andato all’aeroporto, ma questa volta con altre persone. C’erano altri tre ragazzi che andavano in Piemonte. Dyrleif, dell’Islanda che andava a Torino e Artem della Russia che andava ad Aosta. Durante il viaggio siamo diventati amici, ho imparato tante cose da loro. Mi ricordo come era vuoto l’aeroporto di Torino. Abbiamo camminato e preso le nostre valigie poi abbiamo trovato le nostre famiglie ospitanti. Per la terza volta, lasciavo un universo e ne trovavo un altro.

Capitolo 3: Il vero inizio dell’esperienza
Sul file della mia famiglia c’era scritto che non parlavano Inglese. Per fortuna, si stavano solo sottovalutando. Mia madre, Erendìra era messicana e probabilmente era quella che parlava inglese meglio di tutti. Mio padre, Marco, era davvero eccitato per il mio arrivo (e capii solo dopo che era sempre così). Mio fratello, Giovanni, non parlava tanto con me. Arrivato a casa ho dovuto fronteggiare la realtà: vivrò in un piccolissimo paese. Durante tutto il mio soggiorno, mi sono informato sul numero di abitanti: mi sembra che ci siano meno di 90 persone che vivono lì. Arrivare così in montagna quando hai vissuto in città per tutta la vita è… innovativo. La verità è che quando ho saputo che sarei andato a vivere là ho pensato che avrei munto le capre ogni mattino. Non l’ho mai fatto. Ma avevo comunque due oche (che adesso odio) nell’enorme giardino e un cane che si chiama Selly, un po’ confusionario per me all’inizio. Mi ricordo all’inizio come Marco mi dicesse ogni giorno che non si sarebbe più parlato Inglese il giorno dopo e la paura che avevo al mattino di non essere capace di dire niente. La prima settimana ho passato tanto tempo con il centro locale e parlavamo ovviamente solo Inglese. Ho incontrato tutti dopo perché sono arrivato alcuni giorni dopo con altri studenti che facevano un soggiorno trimestrale. C’era Kacey, la piccola americana con una sciarpa nonostante fosse ancora estate; Nicolas, il boliviano serio (in realtà non è serio per nulla, era solo una mia impressione), Tylah, la sportiva della Nuova-Zelanda e finalmente Kong, il tailandese che diceva sempre cose troppo dolcemente.

Capitolo 4: Ritorno a scuola
Sono arrivato a scuola una settimana dopo gli italiani. Era un poco strano. Non pensavo che così tanti non parlassero (o non volessero parlare) inglese. C’erano tre persone nella mia classe che parlavano con me, e non era perché gli altri non erano interessati a me ma perché non parlavo ancora italiano. Velocemente ho iniziato a capire le lezioni e provavo goffamente a creare lunghe frasi. Parola per parola, provando ad avere la migliore grammatica possibile. Non era così difficile per me grazie al Francese.

Capitolo 5: Nuovo mondo – caffè al parco giovedì
Piano, ho trovato dei punti di riferimento nella città di Ivrea e a casa. Vedevo tutto a rose e fiori. Era bellissimo. Parlavo con Giovanni della mia famiglia e lui mi aiutava tantissimo con la lingua. “Come si chiama questo ?”, “Non si dice polluzione?” ” Ah sì, inquinamento !”. Amo l’italiano. Non studiavo mai per la scuola; adesso lo rimpiango un poco perché era interessantissimo. Poi, tante persone pensano che essere in scambio culturale sia sinonimo di essere in vacanza e vorrei dimostrare loro che non è vero. Impariamo cose che a scuola non ci insegnano, ma che sono molto utili per il nostro futuro. Con i studenti di Intercultura abbiamo iniziato le lezioni di italiano i giovedì. Avevamo alcune ore prima del corso, allora siamo andati al parco a bere un caffè e parlare della vita, poi abbiamo camminato nelle strade d’Ivrea in direzione dell’aula. Mi ricorderò sempre di questi momenti sotto il sole.

Capitolo 6: Le cose
E il soggiorno è finito. Sono andato al primo campo dove ho incontrato tante persone (Matakuhukuhu con cui ho riso tutto il tempo), siamo andato in giro a Torino, abbiamo parlato di triangoli e di cercole con Intercultura, ho mangiato cibo piccante con Kacey e Kong, ho dovuto fuggire dalle oche per non farmi mordere, abbiamo mangiato le castagne, festeggiato il compleanno di Kacey e tante altre cose che ora non mi vengono in mente…

Capitolo 7: Andare via
Quando devi tornare, non sembra vero. Sei qui, stai bene. Con la mia classe siamo andati a fare cena insieme. Con Intercultura ho avuto una bella festa di arrivederci. Con la mia famiglia, siamo andati in Milano. “Grazie, grazie, grazie…” Grazie a tutti. Non so come dire…grazie!! Sono andato via all’inizio di dicembre. Di nuovo, siamo stati in un campo a Roma, ma quello era terribile. Tre mesi prima, stavo qui e mi sembra che sia passato così poco…
Mi mancherà l’Italia, lo so già, ma non sento ancora una nostalgia tale da lacerarmi l’anima. Sono stato in un campo a Bruxelles per quattro giorni, che avrebbe potuto essere migliore se non fosse stato per la tristezza che stavo iniziando a provare. Quest’ultimo giorno tutti sono andati all’aeroporto e anche io sono andato là con alcuni ragazzi belga. Ho visto mio padre, là, che arrivava. Era da un po’ che non parlavo francese ed era un strano doverlo parlare di nuovo. Poi ho rivisto casa mia. La vedevo diversa da quando ero
partito tre mesi prima. Adesso vivo lì con la mia famiglia. La mia stanza era brutta e triste.

sdr

Capitolo 8: Tornare (già?)
Non sapevo che cavoli fosse successo. Ero di nuovo nella mia scuola, parlavo francese, non c’erano più gli amici al bar il giovedì. Il tempo faceva schifo e avevo deciso di odiare tutto. La prima cosa che ho fatto quando sono tornato? Provare a tornare in Italia. Sono tornato per Carnavale (grazie a Daniela!), ma comunque era diverso. Non andavo a scuola. Non imparavo più l’italiano, niente era come prima perché il tempo era troppo limitato. Erano solo vacanze. Scoprire la tradizione del Carnavale è stato comunque bellissimo e ritrovare i miei punti di riferimento e le persone è stata un’opportunità da cui
ho cercato di trarre il meglio.

Capitolo 9: Progetti
Già quando sono tornato, sono diventato un fiero volontario AFS del Belgio. Avevo, e ho ancora bisogno adesso, di iniziare progetti per trovare nuove cose da pensare. Infatti rimpiango sempre troppe cose dell’Italia. Avrei dovuto imparare l’italiano meglio; si vede come l’ho già dimenticato in cinque mesi, avrei voluto passare più tempo con italiani, trovare una maniera di stare là per un anno. Ma è così. Non si cambia e decido di avere la stessa mentalità che avevo in Italia: essere positivo. Fare questa esperienza è stato incredibile e non potrò mai essere abbastanza grato per questa opportunità. Sono felice e
pronto per delle nuove cose. Non è facile lasciare questo pezzo di mondo dietro, si fa piano.

Capitolo 10: Grazie
Grazie a tutti quelli che hanno reso la mia esperienza così bella! Spero che ci rivedremo presto ! Alla mia famiglia, Giovanni, Erendira e Marco e a miei amici di Intercultura Kacey, Tylah, Kong, Nicolas, Artem, Dyrleìf e Matakuhukuhu.


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