C’è chi cresce rimanendo attaccato alla visione del mondo che gli è stata trasmessa e c’è chi cerca di guardare il mondo negli occhi e confrontarsi con stili di vita e di pensiero diversi. Intercultura, in tutto il mondo, si mette a disposizione dei giovani che vogliono provare un’esperienza unica in un altro Paese: essere accolti da una nuova famiglia e studiare in una nuova scuola.
Per un giovane è un’esperienza unica, che mette alla prova le risorse cognitive, affettive e relazionali, che ri-configura valori, identità, comportamenti e apprendimenti.
La scuola gioca un ruolo fondamentale ed è parte integrante dell’esperienza……abbiamo chiesto ai nostri studenti, appena rientrati da un’esperienza annuale o semestrale di descriverci le loro scuole.
Anna Rep.Dominicana
“Era facile la scuola vero?”: questa è la domanda che ho sentito più spesso da quando sono tornata. La scuola dominicana, è vero, l’ho trovata più semplificata rispetto al mio liceo qua in Italia, ma penso che sia il posto dove ho imparato più cose.
Innanzitutto ho imparato che il rispetto è importante, ogni giorno quando un professore entrava in classe ci si alzava in piedi e si ripeteva tutti insieme “Buenos dias profesòr” lui o lei a sua volta ci rispondeva .
Ho imparato cosa vuol dire una classe unita; il primo giorno che sono entrata in classe sono stata accolta con un sacco di curiosità e interesse nei miei confronti e mi hanno fatto sentire parte di quella classe fin dal primo istante; si consideravano fratelli, ad esempio per il compleanno di ognuno raccoglievamo dei soldi per comprare almeno una torta e dei palloncini.
Ho imparato cos’è la promociòn, un ballo coreografico fatto dalle classi dell’ultimo anno e presentato a tutta la scuola. I ragazzi di quarta iniziano a prepararsi dall’anno prima raccogliendo fondi e iniziando a fare le prove. Vengono realizzate le decorazioni per la sala e anche un’ uniforme per il ballo.
Ho imparato che si può avere un rapporto di amicizia con un professore, perchè anche se c’era profondo rispetto per i nostri insegnanti con loro c’era un rapporto d’amicizia.
Ho imparato che arte non è solo una materia teorica, ma l’espressione di tutte le forme artistiche.
Laura, sei mesi in Argentina, ha frequentato un collegio privato come Anna e anche lei rileva:
“Con i professori si ha un rapporto amichevole e con loro spesso ci si ritrova a bere il “mate”, simbolo di amicizia e rispetto. A scuola si lavora molto in gruppo e ho trovato la cosa molto interessante e stimolante, seppur gli argomenti e i programmi svolti siano più “semplici” rispetto a quelli italiani.”
Anita un anno in Repubblica Ceca
Otto giorni in bici come gita scolastica. ….Sembra assurdo, in una mentalità come quella italiana che tre professori si prendano la responsabilità di portare un’ intera classe in gita per ben otto giorni, farli dormire in casette in riva al lago lontano da tutto e da tutti, senza bagni, docce e acqua corrente. Dove ogni giorno si saliva in sella per conquistare una meta fra le interminabili colline ceche, e non era un giretto tanto per sgranchirsi le gambe ma una vera e propria tappa del giro d’Italia. E la sera stavamo tutti insieme attorno allo scoppiettare di un fuoco a cantarci due canzoni con la chitarra, a raccontarci barzellette o a fare dei giochi! Per me i professori non si sono presi la responsabilità di tutti gli incidenti che sarebbero potuti succedere, ma si sono presi la responsabilità di far crescere un gruppo classe.
Una gita scolastica che mi ha dato molto di più rispetto alle gite “istruttive” che non ho mai fatto in Italia. Mi ha insegnato che il singolo si, è importante ma che alla meta bisogna arrivare tutti, incoraggiandosi e aiutandoci l’un l’altro . Mi ha insegnato che la soddisfazione dopo la fatica, ripaga la fatica stessa 100 volte e se fatta insieme ad altra gente la ripaga ancora di più.
Eravamo una classe ma in quei giorni siamo diventati una famiglia.
Marta la scuola americana
La scuola negli Stati Uniti è stato uno dei tanti piccoli pezzetti che hanno reso la mia esperienza unica. Forse per le estreme differenze con quella italiana o forse perché era semplicemente divertente, la scuola statunitense mi ha permesso di sentirmi a mio agio e di fare molte attività a me nuove. La scuola degli Stati Uniti mi ha dimostrato che gli insegnanti sono educatori, amici e “ascoltatori”: il rapporto tra studenti e insegnanti era quasi sempre positivo. Spesso alcuni professori erano anche allenatori sportivi degli stessi alunni, il che favoriva un rapporto molto stretto. Mi sono trovata spesso aiutata e non messa in difficoltà né dai miei insegnanti, né dai miei compagni, con cui però è stato più difficile fare amicizia per il continuo cambio delle classi, cosa che però mi ha anche permesso di conoscere molte persone.
Certo il tempo dedicato allo studio è stato minore rispetto a quello che dedico in Italia, ma molte delle “americanate” che noi riteniamo futili e assurde (come gli impegni per organizzare la graduation, il ballo o lo sport quotidiano) sono in realtà esperienze formative che preparano ognuno di noi ad affrontare gli impegni della vita.
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