Chiara, che ha trascorso quest’estate un mese in Giappone, ha voluto condividere con noi la sua testimonianza:

“Scegliere di partire per il Giappone e rimanere lì un mese intero. Immaginare di partire per il Giappone e rimanere lì un mese intero. Nè la scelta né le aspettative avevano nulla a che vedere con quello che realmente è stato vivere quest’esperienza. Quali che fossero le mie previsioni riguardo ad esso, questo viaggio mi ha dato molto, molto di più di quanto pensassi. A partire dalle persone che ho incontrato, dai luoghi che ho visitato, da quanto ho imparato.
Scesa dall’aereo, ero prima di tutto stordita, incredula nei confronti del suolo su cui stavo per poggiare piede, esausta e bisognosa di sonno, ma soprattutto… impaziente di fare. Non volevo sprecare neanche un minuto di quell’esperienza: avrei vissuto in quel mese tutto quello che si può vivere in un anno intero. Ripensandoci adesso, sono lieta di poter dire di esserci riuscita.
Ho frequentato una scuola di lingua, ho scherzato con i miei compagni di classe provenienti da ovunque nel mondo, sono stata a casa di un amico a provare vestiti tradizionali giapponesi, ho convissuto con la mia famiglia ospitante e condiviso con loro le mie serate, ho visitato una cittadina storica e sono stata dentro la statua di un Buddha gigante. Ho provato ogni possibile cibo tipico, anche se non avevo idea di cosa ci fosse dentro, ho ballato per strada ad un festival, ho provato l’arte della calligrafia e la cerimonia del te, mi sono persa prendendo il treno sbagliato, ho provato il karaoke anche se non so cantare, ho semplicemente passeggiato per strada, sentendomi per qualche attimo come un personaggio di un anime. Ho visto i fuochi d’artificio, mi sono abituata alle stranezze dei konbini, ed alla fine ho persino iniziato a percepire tutto questo come normalità.

Ho incontrato una quantità innumerevole di persone gentili, dalla mia fantastica tutor locale di Intercultura all’impiegato cordiale in stazione che mi ha guidato fino al binario giusto quando (di nuovo) mi ero persa. Credo siano state proprio le persone che ho incontrato a rendere tanto indimenticabile questa esperienza, e soprattuto a farmi provare adesso così tanta nostalgia per Tokyo.
Indubbiamente scegliere di partire è stato un salto nel vuoto, e una volta lì ho dovuto gestire una buona dose di difficoltà, complicazioni ad incontrare la cultura locale, momenti di “riportatemi a casa!” (seppur di breve durata). Nonostante ciò, dico adesso che ne è assolutamente valsa la pena. E una volta tornata per davvero a casa, non ho potuto fare a meno di giurare a me stessa, con una determinazione che in altri contesti fatico a trovare, “in qualche modo, un giorno, io lì ci devo tornare”.”

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