Sono passati più o meno 20 anni da quando la mia famiglia è stata “coinvolta” nel ciclone Intercultura. Partenze, arrivi, transiti…..hanno toccato noi genitori e i nostri figli Anna e Gabriele per almeno tre anni.

Anna, la prima a partire, è stata in Sud Africa, pioniera di un’esperienza che si apriva quell’anno, ma ciò che ricordo di più è stata la sua frase al ritorno prima ancora di salutarci: ” Io devo ripartire”, come a dire che aveva avviato un suo percorso che intendeva portare avanti. E così ha fatto. Questa volta in Cile con un’esperienza più lunga, più complessa, più irta di difficoltà, ma sicuramente anche più formativa.

Gabriele, con altrettanta decisione, è stato in Nuova Zelanda, ma ha poi “rinviato” al periodo universitario le sue esperienze lontano da casa, in Canada e in India.

Nel frattempo, tra l’uno e l’altro, è arrivato Marlowe , californiano molto “quadrato”, pieno di stereotipi sull’Italia, convinto di trovare unicamente “sole, pizza e fantasia” e scontratosi invece con le fredde nevi delle montagne cuneesi, tanto da chiedere un cambio famiglia. E così è arrivato a Ivrea. Quando è ripartito era un altro, non aveva più nulla della sua rigidità, ma era più italiano degli italiani.

Poi per qualche mese Zoe da Honk Kong e di passaggio Johan, tedesco e Malena , dai ghiacci della Groenlandia.

La casa in quel periodo era il classico porto di mare. Il mio tempo, se ripenso, lo passavo prevalentemente in cucina, anche perché oltre ai ragazzi di casa, c’era sempre qualche amico da accogliere, conoscere, sfamare…..

Sono stati anni di “apertura al mondo”, di superamento di “barriere” mentali e culturali, di semplificazione della vita alla ricerca di tutto ciò che di base poteva unire persone provenienti da mondi tanto diversi, ma nella sostanza tutte e solo ugualmente persone.

Direi che questa è la migliore e profonda eredità di quegli anni.

Rosanna Cerrato