San Pedro Sula, 10 settembre 2014

Mi sveglio alle 5.30, come tutte le mattine, anche se so che non sarà un giorno come gli altri. Oggi l’uniforme resterà nell’armadio ed io indosserò la mia maglietta con i gelati. È il día del niño: un giorno dedicato interamente ai bambini. Faccio colazione tra fagioli fritti e i sorrisi allegri della mia famiglia honduregna. Dopo aver augurato buona festa ai miei fratelli più piccoli partiamo per la scuola. La sera prima avevo preparato due torte al cioccolato, anche se per problemi di lingua e tradizioni non avevo ben capito come si sarebbero svolti i festeggiamenti del giorno seguente. 

Arrivati a scuola prendiamo subito il pullman con tutti gli studenti dell’ultimo anno e dopo pochi minuti ci ritroviamo in un villaggio. C’erano poche capanne, animali ai bordi della strada sterrata e ragazzi che correvano scalzi. La gente ci guardava stupita, tutti volevano salutarci, il clima era pieno di entusiasmo. Entriamo nella scuola: cinque aule ed un cortile polveroso. Non c’è l’aria condizionata o grandi aule come in quella che frequento. Le divise dei bambini sono ingiallite, i buchi nel muro non saranno mai chiusi da una finestra, i banchi sono rovinati dall’umidità e dalla polvere. È una scuola pubblica. 

Eppure è così calda e accogliente. I bambini si sono illuminati al vederci. Ho osservato commossa la gioia di un bambino nel farsi truccare, l’entusiasmo di una bambina per una foto insieme, lo stupore di un’altra che mangiava con gusto una fetta di torta al cioccolato. Il mio cuore batteva veloce. Ho provato un’emozione così forte nell’entrare nella loro vita anche solo per un giorno. Quei sorrisi, quegli abbracci così sinceri, gratuiti, disinteressati, mi hanno dimostrato quanto siano belle e importanti le cose semplici. Forse dovevo essere dall’altra parte del mondo per riscoprire l’essenziale.

Noemi Bozzola

Programma annuale in Honduras