Da un paio di anni organizziamo,durante l’ultimo incontro di formazione dei nostri ragazzi in partenza, una mattinata che chiamiamo “socialmente utile”. Abbiamo collaborato con diverse realtà che lavorano sul nostro territorio, abbiamo aiutato a pulire boschi, colorato inferriate, riordinato archivi.
Quest’anno abbiamo deciso di coinvolgere l’associazione “l’Albero della speranza” che si occupa dell’organizzazione dei corsi di italiano dei migranti ospitati qui ad Ivrea all’Eden, ci sembrava che parlare con i migranti potesse dare un valore aggiunto all’ultimo capitolo del percorso formativo che si occupa anche di comunicazione.
Grazie a Gloria P, che fa la volontaria presso il centro, ed a Agustin abbiamo potuto coinvolgere una dozzina di migranti che hanno preparato una serie di argomenti che potessero servire da spunto: comunicare con la musica, con il corpo, con una fede religiosa diversa dalla nostra e con il cibo. I loro paesi di origine dal Mali alla Nigeria, passando per la Costa d’Avorio.
Domenica mattina abbiamo così iniziato con i nostri ragazzi che hanno ricordato e cantato una ninna nanna, a questa hanno risposto Joy, Gloria e Stella che con le loro voci ci hanno catapultati in un immaginario e sperduto paese del Centro Africa. Che emozione…
Si siamo poi trovati catapultati nell’atmosfera di un matrimonio africano che ci spiegano diverso per ogni tribu, grazie al suono degli strumenti portati dai nostri ospiti e al ballo in cui ci siamo lasciati coinvolgere.Gli strumenti sono poi stati fatti passare di mano e i nostri ragazzi hanno improvvisato un ritmo accattivante che è piaciuto molto ai nostri nuovi amici che ci hanno filmato e fotografato. Per concludere questo primo passo abbiamo poi cantato insieme.
Abbiamo continuato confrontandoci con le diverse religioni, in un ottimo italiano Keita ci ha spiegato che cosa è il ramadan e perchè lo si fa. Questo argomento ha dato spunto a diverse domande dal perchè i mussulmani non mangiano maiale, al rapporto uomo -donna. Una verità non sempre data per scontata, purtroppo, è venuta fuori: un buon mussulmano non ucciderebbe mai in nome di Allah……non bisogna confondere i mussulmani con i terroristi, bisogna imparare a chiamare i terroristi solo con il loro nome!!! Joy cristiana, ci ha stupito raccontandoci della sua numerosa famiglia e di come un bambino appena nato venga “preparato al mondo”………
I minuti passavano e le curiosità sul nostro modo di vivere venivano anche ai nostri ospiti che ci hanno fatto parecchie domande circa le nostre usanze, abitudini, regole sociali…
A parlare di cibo, non ci siamo arrivati, ma abbiamo condiviso un allegro pranzo.
E’ stato veramente un bello scambio che ha dimostrato quanto sia utile il dialogo per capire meglio gli altri. Questi migranti,hanno una storia pesante alle loro spalle, ma hanno anche tanta voglia di farsi conoscere e comprenderci
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