La famiglia di Edu e i suoi assistenti

Il desiderio di ospitare è nato quando mia figlia era in Cile per il suo semestre di scambio, sentivo il suo entusiasmo e l’affetto nei confronti della famiglia ospitante, che è diventata, e sarà sempre, la sua famiglia cilena ed stato immediato pensare che, se dall’altra parte del mondo non ci fosse stata una famiglia disposta ad aprire le porte della propria casa, mia figlia non avrebbe vissuto quella straordinaria esperienza.
La prima molla che ci ha spinto a diventare famiglia ospitante è stata dunque un sentimento di gratitudine e una necessità di risarcire e restituire ciò che altri hanno dato a noi. Così è nato il desiderio di far parte, in qualche modo, di questa cosa meravigliosa, di essere noi stessi messaggio di pace, di accoglienza, di accettazione dell’altro e del diverso, perché questo è Intercultura, da qualunque angolazione la si guardi e la si viva.
Aprire le porte della propria casa e accogliere un estraneo non è facile, non è forse neanche naturale, sicuramente non è un gesto istintivo. L’istinto ci porta a difendere la nostra intimità di famiglia e a considerare un estraneo un elemento che turba, destabilizza gli equilibri di questa intimità. Decidere di diventare famiglia ospitante, infatti, non è un gesto istintivo, non è un automatismo che scatta perché nostro figlio a sua volta è stato ospitato, è un atto di volontà, che nasce dal desiderio di far parte, quanto più possibile e in quanti più modi possibili, di qualcosa di grande, perché non si tratta di dare vitto e alloggio a un ragazzo o una ragazza per un determinato periodo durante il quale imparerà una nuova lingua, conoscerà una cultura diversa, si farà nuovi amici e, nel frattempo, accettarne, magari sopportarne la presenza. Essere famiglia ospitante significa essere testimone vivente di quanto bella possa essere l’umanità, di quanto un essere umano sia disposto a fare per un perfetto estraneo, pur di permettergli di vivere un’esperienza meravigliosa, pur di permettere a sé stesso di vivere un’esperienza meravigliosa.
Essere famiglia ospitante vuol dire sperimentare sulla propria pelle come sia possibile stringere dei legami fortissimi con persone molto diverse da te, come sia possibile e persino naturale amare come un figlio chi figlio non è, vuol dire avere l’immenso privilegio di diventare, a tutti gli effetti, un’altra famiglia per quel ragazzo o quella ragazza.
Io sono la mamma italiana di Eduardo, lo sono stata dal primo giorno in cui è arrivato a casa nostra, anzi forse dal giorno in cui abbiamo ricevuto il suo fascicolo, sarò la mamma italiana di Eduardo fino a luglio, lo sarò quando lo saluterò, trattenendo le lacrime (ma questo non posso garantirlo) e lo vedrò partire per tornare al suo Paese e alla sua famiglia, ma non smetterò di esserlo in quel momento, sarò sempre la mamma italiana di Edu e lui sarà sempre il mio “bimbo” di Panama.
C’è un filo sottile, ma indissolubile, che unisce il Cile all’Italia, c’è un filo sottile, ma indissolubile, che unisce l’Italia a Panama, ci sono centinaia, migliaia di questi fili che uniscono centinaia, migliaia di parti del mondo, essere la mano che, a un capo, regge uno di questi fili è un grandissimo privilegio.

Essere la mamma italiana di Edu è un grandissimo privilegio.

Ilaria, Marzo 2017


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