Anna sta trascorrendo il suo anno all’estero in Repubblica Dominicana.

Ecco quello che ci ha scritto in questi giorni:

Mi ricordo ancora quando a novembre mi ero messa a sfogliare il libro di AFS che parlava dei programmi nei vari paesi. Avevo scelto di mettere al primo posto l’Islanda: mi avevano estrefatto i paesaggi in copertina e i racconti scritti dagli studenti già  ritornati. Al secondo posto c’era l’Olanda: per me è ancora un sogno da realizzare, un giorno durante la mia vita ci passerò , ma in realtà  l’avevo messa più per interesse turistico che per viverci un anno. Poi era arrivato il turno della Repubblica Dominicana: non sapevo quasi nulla di questa isoletta se non appunto che fosse circondata dal mare caraibico e che si parlava spagnolo.

Mi ricordo che quando avevo letto i dettagli del programma mi era rimasto impresso che erano molto religiosi e che le bambine per andare a messa indossavano vestitini bianchi con grandi fiocchi. In realtà un dettaglio abbastanza irrilevante per la scelta di un paese, e devo dire che non mi aveva colpito più di tanto la descrizione della cultura, ovviamente letta da un libro. Ma in quel momento non so cosa mi fosse preso, misi la Repubblica Dominicana sul podio, precisamente in terza posizione.

Ora come ora che mi ritrovo a far parte della cultura dominicana e a essere diventata un po’ dominicana anche io, capisco perché quella descrizione non mi aveva colpito: perché non si può raccontare questo paese attraverso parole e questo forse non vale solo per la repubblica dominicana, ma per la maggior parte dei paesi del mondo, è veramente difficile spiegare a una persona attraverso delle pagine quello che tu hai provato a vivere per un anno, sei mesi o tre. Io adesso posso dire di avere una visione al 98% della cultura dominicana.

In questi mesi ho imparato che questo paese non è solo un’isoletta sperduta per turisti, ma una terra che mi ha accolto, mi ha abbracciato e coccolato. Una terra che mi ha insegnato ad apprezzarla, con i suoi pregi e difetti, perchè diciamocelo che qualche problemino c’è e anche forse anche più di qualche.

Innanzitutto quando si parla di cultura di solito si citano le usanze e le tradizioni di un paese, ma secondo me la parte più importante è la gente, che è anche quella che mi ha colpito di più di questa nazione e che mi ha fatto amare ancora di più.

I dominicani sono locos, jevi, tigueres, vacanos per descriverli con parole tipiche. Sono gente allegra solare, che non si fa problemi a gridare ai quattro venti la propria felicità  o a condividere le proprie cose con una persona appena conosciuta. Io li definirei empatici, che entrano in sintonia facilmente con la gente e pensano che noi europei non vogliamo fare amicizia con loro solo perchè facciamo più fatica a fidarci della prima persona che passa per strada.

La vera cultura si vede più facilmente nella “gente de la calle” che sono la parte più povera del paese, ma che riescono sempre a trovare qualcosa da offrire o ringraziare Dio per quel poco che hanno ricevuto. Io sto vivendo a Nagua che è più campo che città, ma mi sono innamorata di questa cittadina. Forse non ha i grandi grattacieli di New York e tutti i servizi e le comodità  di una grande città , ma da qui riesco a vedere il cielo blu e non cambierei nessuna comodità  al mondo per questa vista mozzafiato. E’ difficile descrivere l’intensità e la purezza di questa immagine, ma sono veramente uniche e auguro a chiunque almeno una volta nella vita di bearsi di questa vista.La mia esperienzia in republica dominicana era un sogno che è diventato blu come il cielo.

Anna
bbblbbbr

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