Anne e AriannaLe motivazioni che abbiamo sempre sentito alla base della scelta di ospitare: dare a una ragazza che avesse il desiderio di studiare in Italia la possibilità di realizzare questo sogno e movimentare la nostra vita di famiglia con qualcuno di nuovo e sconosciuto.

Tante le domande che ci siamo fatte, io per prima, su quali qualità dovevamo avere per ospitare. Il contatto di persona con i volontari di Ivrea ci ha aiutato a trovare le risposte e a capire a quale esperienza forte e preziosa stessimo andando incontro.

Dopo la loro visita, tutti e 4 insieme ci siamo detti che facciamo? Cosa sentiamo? La molla dell’entusiasmo, del non voler tornare indietro, del pensare positivo che sì avremmo superato le difficoltà, ormai era scattata e quindi abbiamo detto andiamo avanti! È stato un momento molto importante per la nostra famiglia perché è una scelta di coraggio e di apertura che tutti i componenti devono condividere.

Questa decisione di partire per realizzare questo progetto comune ci ha fatto sentire fin da subito più uniti e rafforzati, ma anche…più rilassati e ci ha messi in una piacevole e trepidante attesa.

Per prima è arrivata la notizia che eravamo ok come famiglia, questa conferma ci ha dato più sicurezza nella nostra scelta e accesa la curiosità di conoscere al più presto la ragazza che sarebbe venuta a vivere con noi 10 mesi, un periodo che mi sembrava lunghissimo sia per noi che per lei. Ce l’avremmo fatta a gestire nuove modalità di relazione, quotidianità, emozioni, tensioni? Abbiamo cominciato a chiederci in quale stanza l’avremmo sistemata, i
lavori da fare prima del suo arrivo, di che paese sarebbe stata se si sarebbe trovata bene con noi, ecc…
La comunicazione all’interno della famiglia aumentava! C’erano più cose da dirsi!

La nostra curiosità è stata molto presto soddisfatta perché già a maggio abbiamo saputo che sarebbe arrivata Anne Sophie dalla Germania e con una tempistica alla velocità della luce il giorno dopo che Laura, la responsabile
ospitalità, ci è venuta a trovare per presentarci il suo fascicolo, Anne contattava Arianna mia figlia e le chiedeva l’amicizia!

L’entusiasmo e il fermento ci hanno messo una marcia in più, così appena in tempo prima del suo arrivo siamo riusciti a finire una piccola rivoluzione in casa per dare ad Anne la stanza dove normalmente stava mio figlio Paolo, ma che fratello e sorella ritenevano più adatta per Anne.

A posteriori è stata una scelta azzeccata e ha portato cambiamenti positivi. Abbiamo conosciuto le altre famiglie ospitanti e passato bei momenti di formazione e preparazione all’accoglienza che hanno contribuito a sciogliere timori e non sentirci soli.

Emozionante e indimenticabile il momento in cui siamo andati a prendere Anne a Porta Nuova con il nostro cartellone colorato con il suo nome ben visibile.

I ragazzi che arrivavano da Roma per i vari Centri erano veramente tanti ma noi eravamo lì per lei, la stavamo cercando tra i vari volti e sapevamo che lei stava cercando noi quindi volevamo essere ben visibili in modo che ci
trovasse subito. L’abbiamo riconosciuta subito anche se aveva i capelli neri e non biondo scuro come nella foto. Anne era molto emozionata, si è buttata nelle nostre braccia, abbiamo sentito arrivare da lei un grande bisogno di sentirsi accolta e allo stesso tempo molta fiducia in noi. Dopo tanto viaggiare e stare con tante persone non vedeva l’ora di ritrovare il calore di una famiglia un po’ come la sua.

Dopo esserci ripresi, l’abbiamo portata a godersi un bel gelato italiano e a comprare una carta Sim per il telefono. Il gelato è stata un’ottima presentazione non solo di cosa può offrire il nostro paese ma anche dei suoi gusti, fin da subito abbiamo capito che Anne adorava i dolci!

Le prime settimane sono state molto intense per la fatica di usare l’inglese ognuno come può e soprattutto per conoscere Anne, capirla nelle sue difficoltà, accettare i momenti di stanchezza e bisogno di star sola.
Ci ha aiutato molto cercare momenti di incontro, passare tempo fuori casa a fare cose carine insieme. Il primo fine settimana l’abbiamo portata al mare per fargli vedere quanto è bello il nostro mare, la nostra Liguria. Anne è stata entusiasta, abbiamo cominciato a fare tante foto e anche lì abbiamo scoperto altre cose che a lei piacevano tantissimo: il mare e fotografare.

All’inizio si stancava molto , per cui occorreva essere un po’ flessibili, non farle troppe richieste, non eccedere nelle proposte, grazie al suo grande desiderio di comunicare e agli sforzi suoi e nostri riuscivamo a capirci
piuttosto bene. L’anno è trascorso in modo veramente vivace! Molti bei momenti con i volontari d’ Intercultura, con i ragazzi provenienti da altri paesi, lunga e intensa la preparazione del Natale che Anne da sempre vive come il
momento più bello dell’anno e inizia a preparare e festeggiare a…novembre!

Bello pulire insieme la verdura, fare la pizza, insegnargli a usare la lavatrice, chiedere e ricevere collaborazione nei lavori dentro e fuori casa. In me è cresciuto il desiderio e la gioia di donarle un po’ del nostro paese, sono riuscita a portarla a conoscere Venezia e Roma insieme ai miei figli, anche noi le abbiamo viste con occhi nuovi.
Grande la felicità alla vista del Colosseo un suo sogno!
Anne ci ha portato la sua educazione e cultura tedesca, il rispetto per gli adulti, l’amore per i suoi genitori e il grande dialogo con loro, il sentire insofferenza ma allo stesso tempo avere pazienza, la capacità di riflettere e poi dire con chiarezza quello che le piace e che desidera, la sua personalità e sensibilità che si sono svelate poco a poco in tutta lo loro ricchezza.

Le settimane dopo Natale sono volate, in primavera si sono moltiplicate le uscite in un attimo è finita la scuola.

A giugno i suoi genitori sono venuti a trovarci, è stato bello vedere con quanta gioia si sono riabbracciati, siamo stati molto orgogliosi di portarli a visitare la nostra bella Torino, fare le tagliatelle insieme e avere come traduttrice… Anne che ormai con l’italiano se la cavava alla grande! Che conquista!

La partenza di Anne a luglio…sono stata contenta che lei tornasse a Berlino perché lei a questo punto lo desiderava molto, si sentiva appagata dell’esperienza fatta e desiderosa di immergersi nuovamente nel suo ambiente. Abbiamo sentito subito la sua mancanza, lei era solita passare molto tempo in cucina o sul sofà a fare le sue cose o chiaccherando o aiutando.

Sono felice per lei che sia stata contenta di essere stata in Italia e nella nostra famiglia. Dice che ora si sente più adulta e responsabile che l’Italia è un paese  meraviglioso e gli Italiani sono persone molto affettuose.

Ora che sto sperimentando la lontananza di mia figlia Arianna che è partita a settembre con Intercultura, capisco che il periodo con Anne mi ha molto preparata a vivere bene questa nuova situazione, posso capire meglio gli stati
d’animo di Arianna, so che questo periodo passerà veramente in fretta e bisogna fare tesoro di tutto. Arianna dice che capisce molto meglio quello che ha vissuto Anne e la sente molto vicina e vorrebbe andarle a trovare molto presto.

A posteriori ho fatto una riflessione che voglio esprimere, quando chiediamo a Intercultura come dobbiamo comportarci ci viene risposto “come con i vostri figli”, questa risposta è molto utile, ci semplifica le decisioni, come
comportarci con i ragazzi, ma ho capito in seguito che non basta, prima di tutto dobbiamo volergli bene, sentire che hanno bisogno di noi, che in certi momenti sono un po’ come bimbi sperduti, hanno bisogno di recuperare
fiducia in se stessi sentire che sta andando bene, che sono ragazzi in gamba, loro non hanno i propri genitori vicino che li possono toccare, abbracciare, consolare, i loro amici più cari con cui parlare ridere scherzare con la
scioltezza e la profondità della loro lingua. E poi i nostri figli noi li conosciamo, sappiamo che con uno le cose funzionano in un modo con l’altro in un altro, non ci comportiamo nello stesso modo, la relazione con ognuno di loro è diversa perché ognuno di loro è unico, ciascuno ha il proprio carattere. Ogni ragazza o ragazzo che arriva con Intercultura è da scoprire poco a poco, da ascoltare nelle sue richieste esplicite e meno esplicite cercando di avere in mente come prima cosa il suo benessere e a mio parere non mettendo al primo posto la preoccupazione di dargli regole. Quello avverrà più naturalmente e facilmente conoscendoli meglio, scoprendo le loro storie personali e culturali, i loro ritmi e bisogni, quello che possono dare. Noi comunque siamo gli adulti di cui hanno un immenso bisogno e siamo sicuramente per loro una guida che li aiuta a orientarsi e organizzarsi anche nella gestione della vita quotidiana.
E’ stato quando ho capito queste cose in un certo senso da sola e a modo mio che la relazione tra me mamma ospitante e Anne è fiorita ed è diventata più affettuosa da entrambe le parti.

A chi fa un pensierino per ospitare un ragazzo o una ragazza con Intercultura gli direi coraggio vai avanti!

N.dR.: Teresa ha ospitato Anne Sophie, una studentessa tedesca, nell’anno scolastico 2013/14. Durante l’esperienza di ospitalità sua figlia Arianna ha deciso di partecipare ad un programma Intercultura, ed ha vinto una Borsa di Studio per un programma annuale in Francia.

 


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